Dal sito della Fondazione Donizetti
Donizetti nasce in Borgo Canale il 29 novembre 1797: è battezzato il 3 dicembre in S. Grata inter Vites. Il padre, Andrea (1765-1835), è operaio. Nel 1786 ha sposato Domenica Nava (1765-1836). Gaetano è il quinto figlio. Prima di lui sono nati Giuseppe (1788-1856), Rosalinda (1790-1811), Francesco (1792-1848), Antonia (1795-1823). In seguito nascerà Rachele (1800), vissuta pochi giorni. I 7 Donizetti vivono in affitto in 2 stanze – camera e cucina – del seminterrato.
Nel 1843 il compositore rievocherà con affettuosa auto-ironia la casa natale:
Nacqui sotterra in Borgo Canale. Scendevasi per una scala di cantina ov’ombra di luce non mai penetrò. E siccome gufo presi il mio volo…
Nel 1802 si stabilisce definitivamente a Bergamo il compositore Giovanni Simone Mayr (1763-1845), che assume la direzione della cappella musicale di S. Maria Maggiore. Bavarese di nascita, uomo di cultura e con vocazione filantropica, è da anni in Italia per studiare musica: dapprima a Bergamo presso Carlo Lenzi (1735-1805), maestro in Basilica, poi soprattutto a Venezia con Ferdinando Bertoni (1725-1813), maestro di cappella in S. Marco. A Venezia Mayr ha esordito come compositore: nel 1791 con l’oratorio Jacob a Labano fugiens eseguito al conservatorio dei Mendicanti, e nel 1794 alla Fenice con l’opera seria Saffo.
Nei primi anni dell’Ottocento Mayr è un operista affermato a livello internazionale.
Nel marzo 1805 Mayr propone agli amministratori di S. Maria Maggiore di aprire una scuola di musica che accolga ogni anno 12 ragazzi di famiglie prive di mezzi. Potranno imparare canto e cembalo, o violino.
Materie complementari saranno grammatica, aritmetica, storia, geografia, mitologia, poesia. Il progetto viene approvato e queste Lezioni Caritatevoli di Musica prendono avvio nella primavera 1806 in contrada S. Grata n. 18 (oggi via Arena n. 18). V’insegnano lo stesso Mayr, Francesco Salari (1751-1828: canto), Antonio Gonzales (1764-1830: cembalo), Antonio Capuzzi (1755-1818: violino).
È la seconda scuola pubblica e gratuita di musica aperta in Italia, dopo il Liceo Filarmonico di Bologna (1804).
I Donizetti si trasferiscono in piazza Nova n. 35 (oggi Mascheroni n. 8), in una casetta oggi demolita (ma nel 1815 abitavano già in contrada S. Grata n. 130, ora via Arena n. 3). Nell’aprile 1806 sia Giuseppe sia Gaetano Donizetti chiedono di essere ammessi alle Lezioni Caritatevoli promosse da Mayr, che stanno per iniziare il primo anno di attività. Uno zio ha dato nozioni di musica a Giuseppe. Il primogenito dei Donizetti viene però rifiutato perché fuori età, mentre il piccolo Gaetano è iscritto nelle classi di canto e di cembalo. La voce non è troppo promettente, ma il ragazzo fa progressi.
A partire dal 1809 si esibisce in vari saggi pubblici della scuola, sia nel coro sia come solista.
1806: Giuseppe Donizetti viene arruolato nell’esercito napoleonico come flautista del VII reggimento. Segue Napoleone anche nell’esilio all’Elba: a Portoferraio nel 1815 sposa una ragazza del posto. Nell’ottobre 1815 entra nell’esercito del Regno di Sardegna come capomusica di reggimento. Nel 1828 viene inviato a Costantinopoli per insegnare e diffondere la musica occidentale nell’Impero Ottomano, nel quadro di un più generale disegno di modernizzazione del paese voluto dal sultano Mahmud II (1808-39). Giuseppe Donizetti rimane a Costantinopoli tutta la vita: per i suoi meriti di didatta, organizzatore e direttore, il sultano Abdul Medijd, successore di Mahmud II, lo nomina pascià.
Come i suoi fratelli maggiori Giuseppe e Francesco, anche Gaetano inizia a lavorare in campo musicale.
Fa il cantante (basso), e nel carnevale 1814 è al Teatro Sociale di Bergamo Alta, che ha in cartellone due opere di Mayr. Tra l’autunno 1814 e l’estate 1815 si esibisce in concerti vocali-strumentali anche al Teatro Riccardi (oggi Donizetti) di Bergamo, nelle funzioni religiose di S. Maria Maggiore e forse anche a Cremona e Novara.
La carriera di cantante però non fa per lui. Piuttosto, dimostra attitudini per la composizione, come provano alcuni suoi brani piuttosto acerbi destinati al consumo domestico (uno dei quali pubblicato a Milano da Ricordi) o alle funzioni da chiesa.
Donizetti è deciso a proseguire gli studî musicali: anzi, è proprio «matto per la musica», come scrive Giuseppe approvando la risoluzione del fratello.
Su indicazione di Mayr, Gaetano va a perfezionarsi al Liceo Filarmonico di Bologna sotto la guida del famoso Stanislao Mattei (1750-1825). Il soggiorno è sovvenzionato da alcuni bergamaschi e dalla Congregazione di Carità, su raccomandazione di Mayr che ha sempre più a cuore questo allievo «non troppo favorito dalla natura nella mutazione di una distinta voce, e però dotato di propensione, talento e genio per la composizione». Donizetti resta a Bologna fino al dicembre 1817, con ottimi risultati scolastici e facendosi apprezzare in città.
Nel carnevale 1818 alcuni brani vocali di Donizetti sono eseguiti al Teatro Sociale di Bergamo Alta nel corso della stagione d’opera. Il successo gli frutta la prima scrittura teatrale, al Teatro S. Luca di Venezia. Il 14 novembre 1818 Donizetti vi debutta con l’«opera semiseria spettacolosa» Enrico di Borgogna: l’esito è soddisfacente.
Poco dopo, sullo stesso palcoscenico presenta anche la farsa Una follia, che ottiene maggior successo. Nelle stagioni successive la sua carriera prosegue a Mantova e a Venezia, ma in teatri di secondo piano e in generi d’opera ugualmente meno importanti rispetto a quello serio, cioè il semiserio e il buffo.
Per Donizetti la notorietà giunge nel carnevale 1822 conZoraida di Granata al Teatro Argentina di Roma. Quel successo gli apre le porte dei teatri napoletani: debutta al Nuovo con La zingara (maggio 1822) suscitando entusiasmo, e l’anno dopo al S. Carlo con Alfredo il Grande. Poco felice invece l’esordio alla Scala di Milano, con Chiara e Serafina (ottobre 1822).
Donizetti è ormai affermato: larga circolazione ha l’opera comica L’aio nell’imbarazzo (carnevale 1824, Teatro Valle di Roma). Durante i soggiorni romani ha conosciuto la famiglia Vasselli. Il primogenito Antonio (Toto) sarà da allora suo intimo amico: la sorella più giovane, Virginia (1808-37), nel 1828 diventerà sua moglie.
Dopo un periodo a Palermo (1825-26), dal 1827 Donizetti risiede e lavora a Napoli. È direttore del Teatro Nuovo e poi dei Teatri Reali (dal 1829), vi presenta sue nuove opere, insegna composizione al Conservatorio (dal 1834).
Nascono però a Milano i titoli che lo impongono alla ribalta anche europea: Anna Bolena (Carcano, carnevale 1831), L’elisir d’amore (Canobbiana, maggio 1832). In questi anni scrive Parisina (Firenze, marzo 1833),Lucrezia Borgia (Milano, carnevale 1834), Maria Stuarda(Napoli 1834, ma proibita), Marino Faliero (Parigi, marzo 1835), Lucia di Lammermoor (Napoli, settembre 1835),Belisario (Venezia, febbraio 1836), Roberto Devereux(Napoli, ottobre 1837), Poliuto (Napoli 1838, proibito).
Nell’estate 1837 la moglie di Donizetti muore di parto (neppure il neonato sopravvive) e l’anno dopo la censura borbonica vieta Poliuto. Deluso anche per la mancata nomina a direttore del Conservatorio, Donizetti decide di trasferirsi a Parigi. Qui scrive La fille du régiment(Opéracomique, febbraio 1840), Les martyrs (Opéra, aprile 1840: revisione di Poliuto), La favorite (Opéra, dicembre 1840).
Il successo a Vienna di Linda di Chamounix (maggio 1842) gli vale la nomina a maestro di cappella e di camera della corte asburgica. Donizetti si divide tra le due capitali: per Parigi scrive Don Pasquale e Dom Sébastien(gennaio e novembre 1843), per Vienna Maria di Rohan(giugno 1843).
Fin dal 1843 si sono manifestati in Donizetti i sintomi di una malattia cerebrale che va aggravandosi. La situazione precipita nell’estate 1845, a Parigi.
Da Costantinopoli giunge ad assisterlo il nipote Andrea, inviato da Giuseppe.
Nel febbraio 1846 Donizetti viene ricoverato in un istituto per malati di mente, nei dintorni di Parigi. In seguito è alloggiato in un appartamento singolo, in città.
Nel settembre 1847 si riesce a rimpatriarlo: la nobile famiglia bergamasca dei Basoni si offre di accoglierlo nel suo palazzo di Città Alta. Qui, tra persone care ed amiche, pur senza ritornare in possesso delle proprie facoltà mentali Donizetti trascorre gli ultimi mesi.
Muore l’8 aprile 1848.