Il Museo Donizettiano è l’unico museo al mondo dedicato al celebre compositore, con un percorso che accompagna alla scoperta della vita pubblica e privata di Gaetano Donizetti, del suo itinerario artistico e del contesto in cui ha operato, attraverso ritratti, lettere, arredi, partiture autografe, oggetti personali, pianoforti, libretti d’opera, disegni di scenografie, immagini, suoni e postazioni multimediali.
La figura di Gaetano Donizetti è indagata a tutto tondo, non solo come compositore ma anche come uomo, attraverso materiali differenti, alcuni mai esposti in precedenza: ritratti, lettere, bozzetti di scenografie, composizioni autografe, abbozzi di brani musicali, pianoforti, documenti personali, onorificenze, arredi e strumenti di lavoro come valigette da viaggio, penne, raschietti. Lungo il nuovo percorso si incrociano anche linguaggi diversi: testi, suoni, immagini di ieri e di oggi e una serie di postazioni multimediali touch screen che racchiudono approfondimenti.
È possibile ripercorrere la vita di Gaetano Donizetti e i suoi rapporti con Bergamo, ascoltare brani di opere e composizioni insieme alle parole da lui scritte a familiari e amici, contestualizzare il compositore sulla scena musicale e teatrale della sua epoca. Il visitatore ha così l’opportunità di personalizzare la visita in base ai propri interessi.
Un racconto affascinante dal quale emerge con evidenza un “nuovo” Gaetano Donizetti, non solo compositore ma “uomo di teatro” in senso più ampio: un protagonista della cultura europea, un drammaturgo musicale che utilizza i suoni e il canto come veicoli di comunicazione e che non rinuncia mai a sperimentare, e anche uno scrittore eccezionale, vero e proprio “Arcimboldo” della lingua, che nelle sue lettere intreccia con disinvoltura gli idiomi dei diversi Paesi in cui ha vissuto.
L’itinerario di visita si suddivide in sei sezioni. Ad accogliere il visitatore è una sezione introduttiva dedicata alle celebrazioni del primo centenario della nascita di Gaetano Donizetti, alla nascita del Museo Donizettiano e al palazzo della Misericordia Maggiore che lo ospita. Si incontra quindi il giovane Donizetti, non solo nel ritratto che è riconosciuto come la più antica immagine del compositore, ma anche con il racconto degli anni degli studi a Bergamo e Bologna (1806-15, 1815-17). Si prosegue con Il compositore agli esordi (1818-1822) a Bergamo e i primi contratti teatrali a Venezia e Roma. Il viaggio continua seguendo passo passo l’operista in carriera (1822-1845) a Napoli, Roma e Palermo fino a Parigi e Vienna, a tratteggiare una dimensione ormai tutta europea. Ma come fosse l’uomo: in privato, al lavoro ce lo dicono le sue lettere, gli oggetti appartenutigli e le immagini dei famigliari che volle attorno a sé. Oggetti e documenti ci mostrano poi Donizetti intento a comporre, con uno speciale approfondimento sulle partiture autografe che accompagna il visitatore “dentro” il processo compositivo di Donizetti, alla scoperta di fasi e pentimenti. Particolarmente toccanti gli arredi della “Camera di Donizetti” (la poltrona, il letto e la coperta, il pianoforte che lo stesso compositore aveva acquistato per i Basoni a Vienna nel 1844), trasferita da palazzo Scotti, la residenza bergamasca della famiglia Rota Basoni che aveva amorevolmente assistito il compositore negli ultimi mesi di vita.
L’idea della creazione di un museo dedicato al massimo compositore bergamasco cominciò a prendere consistenza nel 1897, anno in cui si celebrò il primo centenario della nascita del musicista. Insieme ad altre manifestazioni celebrative nell’estate di quell’anno venne organizzata a Bergamo una grande mostra, nella quale fu esposto tutto il materiale donizettiano che era stato possibile reperire, sparso, oltre che in tutta Italia, anche in Francia e in Austria. Insieme a tutto ciò che era appartenuto a Donizetti e che a lui si riferiva, vennero qui esposti anche cimeli, lettere, libri, autografi musicali, ritratti, dagherrotipi di vari altri artisti con cui il musicista bergamasco era stato in contatto durante la sua carriera, tra i quali figurano Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Alexandre Dumas padre, Eugène Scribe, Gaspare Spontini, Adolphe Adam… e molti altri ancora. Una mostra in grande stile, dunque, degna delle grandiose celebrazioni per il centenario. Ma, una volta esaurite tali manifestazioni, tutti questi preziosi cimeli furono a malincuore restituiti ai legittimi proprietari e, di conseguenza, sparsi nuovamente in mezza Europa.
Crebbe allora tra i bergamaschi il desiderio di creare in onore del loro grande concittadino una mostra permanente, in altre parole un museo, i cui organizzatori si occupassero di raccogliere, conservare ed eventualmente esporre al pubblico tutte le memorie donizettiane possibili. Occorsero comunque ancora cinque anni prima che ciò divenisse realtà.
Nel 1902 era Consigliere Delegato dell’Opera Pia Misericordia Maggiore di Bergamo (creata nel 1265 per il soccorso dei bisognosi dal padre domenicano Pinamonte Brembati) il barone Cristoforo Scotti, nel cui palazzo s’era spento l’8 aprile 1848 Gaetano Donizetti. La camera dell’illustre ospite era stata mantenuta da allora intatta e veniva mostrata, di tanto in tanto, a visitatori d’eccezione. La sua parente Giovanna Ginevra Rota-Basoni Scotti, in gioventù amica del Maestro, era ancora in possesso di una cospicua quantità di cimeli donizettiani, da lei gelosamente conservati, salvandoli quindi da una possibile dispersione.
Conscio della responsabilità che gli toccava, il barone si adoperò affinché tali cimeli fossero ceduti alla Misericordia Maggiore, con l’obbligo da parte dell’Ente «di custodire in perpetuo la preziosa raccolta in modo conveniente e decoroso, tutta unita, ad eccezione dei libri, in quello dei locali della Pia Scuola di Musica che presentasse le maggiori garanzie perché i cimeli donati non avessero a subire alterazioni, avarie o guasti, né potessero venir sottratti o trafugati, locale che doveva essere denominato Museo Donizettiano» (dall’atto di donazione datato 15 dicembre 1902). La Misericordia Maggiore (MÎA), in seduta di Consiglio del 17 dicembre 1902, deliberò di accettare la donazione alle proposte condizioni ed espresse un plauso riconoscente a nome di tutta la cittadinanza alla generosa nobildonna che, purtroppo, morirà il 31 luglio 1905, prima di veder realizzato l’intero progetto.
Nello stesso 1905 il Comune di Bergamo autorizzò la concessione in deposito presso la MÎA dei cimeli donizettiani di sua proprietà, conservati in massima parte presso la Civica Biblioteca Angelo Mai, allo scopo di concorrere alla fondazione di un museo dedicato a Gaetano Donizetti. Infine, con deliberazione del 17 gennaio 1906, facendo riferimento anche alla munifica concessione del Comune, la MÎA prese i provvedimenti per la costituzione del Museo Donizettiano, collocandolo in una grande sala del palazzo che ospita l’Istituto Musicale, di proprietà dell’Ente stesso. All’interno del Museo una lapide ricorda la fondazione e il nobile gesto della baronessa.
La prima Commissione Conservatrice, composta dal Presidente dott. Ciro Caversazzi e dai membri barone dott. Cristoforo Scotti, monsignor Giuseppe Locatelli e dott. Luigi Giani, aprì il Museo al pubblico il 15 settembre 1906. Tre anni più tardi giunse a Bergamo il prof. Guido Zavadini, vincitore di un concorso indetto dalla MÎA per un posto di Ispettore-Segretario-Bibliotecario presso l’Istituto Musicale. Guido Zavadini, nato a Parma nel 1868 e valente musicista (fu un egregio esecutore di oboe e corno inglese), fu subito nominato anche Conservatore del Museo Donizettiano: incarico a cui si dedicò con passione sempre crescente, favorendo in prima persona l’incremento e lo sviluppo dell’istituzione. Infatti, per tutta la durata del suo incarico, durato quasi 50 anni, egli diede appassionatamente la caccia ad ogni manoscritto, ad ogni cimelio, ad ogni oggetto che fosse pertinente a Donizetti, accrescendo la raccolta in modo tale da rendersi necessaria la pubblicazione, nel 1936, del primo catalogo del Museo. Ma la pubblicazione che diede il suggello al suo lavoro di studioso donizettiano fu il ponderoso volume Donizetti Vita-Musiche-Epistolario, edito nel 1948 dall’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo. Tale opera, frutto di un trentennio di appassionato lavoro, ancora oggi costituisce per musicologi e studiosi donizettiani una formidabile fonte diretta di notizie sul massimo compositore bergamasco.
Nominato Conservatore a vita del Museo, Zavadini si spense novantenne nel 1958. Suo successore fu il prof. Giuseppe Cesati, al quale nel 1963 subentrò il M° Valeriano Sacchiero con la mansione di Conservatore Incaricato. Nel 1970 venne pubblicato, per iniziativa del Centro di Studi Donizettiani e curato da Sacchiero, il nuovo catalogo del Museo, enormemente ampliato rispetto al catalogo del 1936 e con un nuovo sistema di segnatura dei documenti. Il dott. Roberto Galati, nominato nel 1980 Conservatore Onorario oltre che del Museo Donizettiano anche del Museo del Risorgimento, si adoperò soprattutto per incrementare la raccolta iconografica del Museo. Il ruolo di Conservatore è oggi conferito allo scrivente. Nel 2003 il Museo Donizettiano è entrato a far parte della Fondazione Bergamo nella storia, che gestisce complessivamente il polo museale afferente al Museo storico della Città – Museo Donizettiano.
Indirizzo
Via Arena, 9. 24129 Bergamo (BG)
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